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 IL CENTRO

                        Periodico di politica e di costume

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"Un'inchiesta giornalistica è  la paziente fatica di portare alla luce i fatti, dimostrarli nella loro forza incoercibile e nella loro durezza. Il buon giornalismo sa che i fatti non sono mai al sicuro nelle mani del potere e se ne fa custode nell'interesse dell'opinione pubblica".(Giuseppe D'Avanzo)  


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Dalla parte dei deboli (Dal libro "Non di solo pane")

"Si diceva, si dice e, non si sa sino a quando, si continuerà a dire che qualsiasi cosa una persona faccia o ometta di fare, sia frutto di convenienza personale. La cultura dell'avere, incentivata dal consumismo più sfrenato, ha origini lontane e potremmo tranquillamente affermare che i sintomi della sopraffazione nell'uomo sono stati evidenziati dalla stessa Bibbia con la rivelazione dell'episodio di Caino e Abele. Nonostante il passaggio dallo status naturae a quello civile, si può sostenere che il comportamento dell'uomo lupo per l'uomo, homo homini lupus, non è stato  certo superato.


Sono cambiati i modi, ma la sostanza rimane invariata. Se  smettessimo un attimo di fare gli ipocriti e riflettessimo un pochino sui milioni e milioni di bambini e adulti che muoiono di fame nel terzo e quarto mondo, nonché dietro le porte di casa nostra, non sarebbe difficile individuare in noi stessi, corrotti dal troppo benessere, i veri responsabili, e non solo morali, di simili tragedie. Le cronache odierne riportano con enfasi le disgrazie che colpiscono numerose famiglie di senza tetto, costrette ad abitare in tuguri ed esposte a grandi pericoli: fragili abitazioni soggette a incendi in cui bambini innocenti muoiono avvolti dalle fiamme.


La cronaca per sua natura deve limitarsi a descrivere i dati di fatto di tali disgrazie, ma spetta pur sempre anche ai giornalisti indagarne in altri atti comunicativi le origini, le vere cause, che in definitiva siamo tutti noi e il nostro scarso senso di solidarietà. Per un cronista sui generis è però molto più comodo scrivere per osannare personaggi potenti del mondo politico e dell'economia, con la recondita speranza di ricompensa,  anziché difendere i poveri, gli emarginati che non hanno niente da dire  e da dare tranne il loro sconforto e dolore. In questi frangenti sono in molti a osservare il motto delle tre scimmiette, secondo il quale la prima non vede, la seconda non sente e la terza non parla". 


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